Dal corpo “sonante” della tarantata, ripreso dall’etno-musicologo calabrese Diego Carpitella alla fine degli anni cinquanta, a quello agìto delle donne del candomblé di Bahia, nelle immagini catturate dalla autrice sotto le cascate del rito, dal volo sciamanico dei curandeiros amazzonici, allo sconfinamento mistico dei devoti della Madonna dell’Arco, fino al Tanztheater di Pina Bausch che indica la via della danza come salvezza della condizione umana. Un tuffo nella sacralità del corpo, un racconto per immagini, un flusso di riflessioni antropologiche, che giunge fino a noi, al nostro corpo, troppo spesso ignorato nelle sue istanze espressive e capacità di autocura, che, senza la danza, rischia l’estraneità, restando “disabitato” e muto.
Dal tarantismo a Pina Bausch
