Una corsa in macchina fino a Perugia per arrivare in tempo alla conferenza stampa. La presenza di Caetano Veloso all’Umbria Jazz era un evento che ci sembrava epocale, unico e irripetibile! Eravamo io, alla guida, Maria Andrèa Bernardi e Fabio Ferri. Tre pazzi invasati, infervorati per quella voce che ci schiudeva a dolcezze inaspettate, dalla quale amavamo farci illudere della presenza fugace di quel mondo lontano, il nostro Brasil lindo e trigueiro.
FERMAA! Sulla strada estiva verso l’Umbria, i girasoli sgranavano i mille occhi verso di noi. E’ Circuladô de Fulô, l’ultimo disco di Caetano, che aveva un girasole in copertina. Un’inchiodata e siamo nel campo: il prescelto sarà di Caetano. E via di nuovo verso la sala, dove molti giornalisti che non lo conoscevano cercavano di capire chi fosse, quell’uomo sottile che arrivava da Bahia e avrebbe cantato in piazza. Un’irruzione, un blitz senza credenziali, tre accaldati, appasionati e un girasole. “Mil vezes obrigado!” Caetano apprezzava di vero cuore il nostro gesto plateale, di fronte a una platea, appunto, che non capiva il messaggio. Non contenta, poco dopo decisi di rapirlo: Caetano, non può non vedere Giotto! Dribblammo le prove e ci trovammo insieme a naso in su sotto le Storie di San Francesco ad Assisi e poi nella chiesa di Santa Chiara. Nel disco Circuladô de Fulô c’era proprio il brano Santa Clara Padroeira da Televisão: “Chiara fu la prima a vedere un’immagine in movimento al di fuori dalla realtà tanginbile, quella di Francesco che gli apparve sulla parete,- dice Caetano – Tele-Visione, appunto”. La sua canzone è quasi una invocazione alla Santa a favore delle disattese possibilità poetiche del video:”Che la televisione smetta di essere una vetrina da condannare, una finestra sinistra, ma possa esser usata per ciò che offre di poetico. Possa il video essere il serpente di un nuovo Eden…il lago dove Narciso sia capace anche di resuscitare…” Entriamo per mano nella cappella di San Giorgio, Okè Oxosse, dio dei boschi e delle foreste, orixas perseverante con l’arco e freccia in pugno, il cui color turchese illumina la collana che Caetano porta al collo. Entriamo. Il saio, i capelli biondi della Santa, la preghiera, la luce obliqua che lo illumina nell’azzurro mentre inforca gli occhialetti per leggerla…Dopo questa sospensione della realtà ordinaria, dopo quel momento solo nostro, come si fa a tornare a terra? Perugia, le prove, il concerto? Non lo so….Tornai volando. Una volta a Roma convinsi la redazione dell’Espresso a pubblicare un pezzo, con le mie foto di quel concerto e con il girasole. Ho ritrovato adesso il reperto: 8 agosto 1993.

