Lettere dei migranti italiani in Brasile

Lettere dei migranti italiani in Brasile

Sono migliaia le lettere che ci aiutano a comprendere aspetti poco noti della grande emigrazione italiana, che costringerà una popolazione molto numerosa ad appropriarsi per la prima volta della scrittura come mezzo di comunicazione a distanza. Sono i carteggi popolari che, come succederà poi anche con le guerre, avevano la funzione di provare a ricucire la ferita del distacco traumatico. Infatti l’emigrazione fu altrettanto lacerante, si rompevano i legami familiari si rischiava di perdere i riferimenti culturali, si affrontava un’elaborazione del lutto per tutto ciò che ci si era lasciati alle spalle forse per sempre. Questo distacco era enfatizzato dalla traversata oceanica che portava gli italiani nelle americhe a bordo di piroscafi e bastimenti. Proprio lo spazio infinito del mare, che molti passeggeri vedono per la prima volta, segna profondamente ogni esperienza di emigrazione. Forse niente rappresenta maggiormente la paura dell’ignoto, il rischio di perdersi. E realmente molti furono i morti durante questi viaggi, abbandonati tra le onde.

Immaginiamo il ponte della nave, il dormitorio, il vento oceanico. E grappoli di gente che appena potevano si mettevano a guardare il mare.  Dalla posizione potremmo individuare due modi diversi di affrontare la traversata transoceanica verso il nuovo mondo. c’erano gli emigranti d poppa e gli emigranti di prua. I primi erano quelli che passavano il viaggio a guardare l’orizzonte che avevano lasciato, rimpiangendo il passato, vagheggiando il ritorno, pieni di nostalgia e spaesamento; i secondi i migranti di prua, erano invece quelli che guardavano con speranza al futuro, immaginandolo migliore, con senso di libertà, volontà di riscatto, anche con curiosità e desiderio di scoprire. quelli che volevano essere i primi ad avvistare il nuovo mondo. Per quasi un milione e mezzo di italiani il nuovo mondo si chiamò Brasile.

Ascolta qui il programma da RAI Radio3 Wikiradio

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