Oggi, per la lezione di antropologia dell’arte alla Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, ci siamo tuffati nell’opera di Ana Mendieta. Che emozione ripercorrere la sua vicenda di artista cubana insieme a chi non la conosce. L’operazione “Pedro Pan”, i suoi lavori segnati dal sangue, las siluetas, le donne in fiamme, fino al suo volar via, dalla finestra del trentaquattresimo piano. Stava litigando con il marito, Carl André artista minimalista, che viste le contraddittorie versioni date alla polizia e i segni di colluttazione sul suo corpo, venne accusato di omicidio. Ma poi nel 1988 venne assolto in un processo senza giuria, lasciando attorno alla morte di Ana un mistero mai chiarito e continuando a fare mostre. “Fino a ieri” ci dice una studentessa in aula, che guardando sul telefono scopre che Carl André è morto ieri, il 24 gennaio all’età di ottantotto anni, portandosi via la verità su quel volo. Una coincidenza forte che ha aggiunto sincronicità al racconto della vita di Ana Mendieta, e che ho voglia di ricordare con il programma che feci su questa artista formidabile, che un giorno dichiarò: “Non penso che morte e vita si possano separare. Penso che tutti noi siamo in ogni elemento, e che in ogni elemento scorra un’energia universale, dall’insetto all’essere umano, dall’essere umano al fantasma, dal fantasma alla pianta, dalla pianta alla galassia.
Galassia Mendieta
