Ascolta qui il programma Ouidah
Era il 18 febbraio 1993: il Primo Festival di Ouidah Retrouvaille Amerique Afrique, era il segno che per la prima volta l’Africa celebrava i figli dei figli venduti come schiavi e la cultura di discendenza africana che questi avevano diffuso nel mondo. A Ouidah, in Benin, porto di partenza delle navi negriere, per la prima volta nipoti e pronipoti di chi aveva attraversato l’oceano in catene sedevano accanto ai discendenti di chi li aveva venduti e comprati. La route des esclaves, quella strada aperta nella foresta dallo strusciare delle catene fino al mare, ribolliva di festa per mostrare al mondo tutta la bellezza pura dell’Africa. Ma il mondo non se ne accorse, nonostante a testimoniare il peso della discendenza africana nell’altrove bianco, fossero presenti Spike Lee, Gilberto Gil, Coretta King, il reverendo Jesse Jackson, Fela Cuti, Harry Belafonte, Max Roach, El Kady, Bookman Experyans da Haiti, le grandi orchestre di Salsa da Cuba, Magic Jonson, esponenti di France Liberté, della Fondazione Danielle Mitterand, Cristiane Diop che dirige le Edizioni Presense Africaine a Parigi, l’etnologo Pierre Fatumbi Veger, l’etnocineasta Jean Rouch, il poeta Leopold Senghor, il pittore Mendive e molti altri. Io c’ero, l’ho raccontato a Wikiradio