La radio in tempo di pandemia

La radio in tempo di pandemia

13 febbraio Giornata Mondiale della Radio

LA RADIO: che occasione! Una voce che entra nelle case, dice, evoca, accompagna. Dal 2000 tra le voci della Radio c’è anche la mia: roca, sottile, raffreddata, empatica, tremante, saputella, rotta, nasale, calda. Specchio dello spietato qui e ora. Da un invito di Lorenzo Scoles ad Atlantis, programma Radio2 nel quale avevi tre minuti per un microracconto folgorante, non smisi più. Feci la proposta a Radio 3 per le dieci puntate di “Siamo tutti brasiliani”, mi chiamò Loredana Rotundo per i primi Wikiradio, iniziai con il Presidente Lula, poi Pina Bausch, Levi Strauss, Jorge Amado e tanti altri, con la supervisione, anzi il superascolto di Roberta Vespa. Arrivò l’approfondimento di “Passioni” di Cettina Flaccavento e ci appassionammo insieme alla tradizione popolare per “A memoria d’uomo” ci tuffammo tra Sicilia e Calabria con “Volti e voci della Calabria greca”, ci avventurammo tra i segreti del samba da Salvador a Rio de Janeiro e tra i Giganti del bosco della Sila. Con Paola Tagliolini esplorammo esistenze sui generis come quelle delle “Signore di Bahia” e quelle di sciamani e amazzoni in “Nativos” per “Vite che non sono la tua”. Per “Tre soldi” con Fabiana Carobolante andai a Matera con registratore alla mano per catturare i suoni della Festa della Bruna raccolti in “Bella tu sei qual sole” e anche quelli delle Macchine a Spalla Patrimonio UNESCO per “Con straordinario trasporto”…eccetera. Piccole operine sonore alle quali mi affaccio all’ascolto sempre con una certa fibrillazione, forse perché la pratica non è mai arrivata ad essere consuetudine. Anche adesso dal mio avamposto a Sud, con una montagna alla finestra dalla quale occhieggiano le prime mimose e il golfo ionico nei pressi, sto preparando il prossimo programma. Proprio da qui, sola, parte la mia voce in cerca di contatto, in absetia, da lontano e vicinissimo, a tre dita dal microfono. Contatto che il distanziamento sociale non è in grado di lesionare, che, anzi, è diventato più forte, essenziale. Tanto per chi lancia la voce, che per chi la raccoglie, ascolta, a volte, risponde. Voce che, grazie alla radio, fa vedere, anche, tanto da prefigurare, proprio sulla montagna alla mia finestra, la folle ascesa della nave amazzonica di Fitzcarraldo, argomento del mio prossimo Wikiradio, che, guidata in quel caso dalla voce di Caruso, sale verso nuove utopie da realizzare.

Ascolta qui il programma Fitzcarraldo

Leave a comment