A raccontare si impara da piccoli, con l’ascolto. Attraverso la trasmissione orale, la più antica trasmissione del sapere, che presuppone un corpo, una voce narrante, un orecchio attento. La qualità del racconto va insieme alla qualità dell’ascolto, intesa come vera e propria competenza, tanto sottostimata dalla società in cui viviamo da orientarsi per lo più all’ascolto di sé stessi. Io racconto.

Scrivo, l’ho fatto per una ventina di riviste con i miei reportage di viaggio e ancora lo faccio per giornali e periodici, ho pubblicato alcuni libri e su alcuni sto lavorando proprio ora.

Fotografo, lo faccio da quando avevo quattordici anni, con mostre e reportage ho raccontato paesi lontani e sconosciuti, ma anche ciò che avevo sotto casa e il piccolo paese dove nacque mio padre, luogo privilegiato delle mie prime ricerche sul campo. Insegno, e credo che la capacità di racconto sia uno strumento indispensabile per avere frutti soddisfacenti, come quello di diventare ascoltatori degli stessi studenti.

Racconto anche nelle mie conferenze-spettacolo, così dette per sdoganare la parola conferenza dal portato di noiosaggine e saputelleria. I miei racconti per immagini hanno il compito di rapire chi ascolta, di portarlo altrove sulle ali di ciò che si ascolta e di ciò che si vede.

E poi c’è la radio, che più di tutto il resto insegna l’arte dell’ascolto. Una voce entra nelle case, dice, evoca, accompagna, racconta. Un privilegio da trattare con estrema cura, se si è una di quelle voci. La mia gira per radio, Rai Radio2 e poi Radio3, dal 2000.

Può essere roca, inopportuna, secca, raffreddata, tremante, rotta, nasale, empatica e dice la verità, anche quando non vogliamo. Questo sito, che inauguriamo nel giorno del mio compleanno, aspira ad essere l’archivio digitale, non solo professionale, di ciò che ho fatto finora, con la scrittura, con le immagini, con la voce e di cosa voglio continuare a fare: raccontare.